Rossana racconta… il mio trapianto

 

La malattia

Dopo anni di Epatite C finalmente una nuova terapia riesce a debellarla. Sono molto contenta ma purtroppo la malattia ha causato danni irreversibili al mio fegato. Continuo i consueti controlli presso il reparto Infettivi dell’Ospedale di Parma quando mi viene diagnosticato un epatocarcinoma. Di conseguenza vengo sottoposta a procedure quali: termoablazione e successivamente a chemio embolizzazione. Arriva la notizia inaspettata dalla Dottoressa di Parma che mi dice: “Rossana deve pensare al fatto di sottoporsi ad un trapianto di fegato”. Io incredula, ma è proprio così? Ebbene sì!. Hai la certezza che devi sottoporti ad una operazione chirurgica molto complessa che non sai come andrà e contestualmente sei consapevole che non c’è altra strada percorribile. Tutto ciò è incredibile e sconvolgente. Il mio pensiero va ai miei cari; mio marito, i miei figli e li immagino già senza di me. Cosa accadrà? L’operazione riuscirà? Quanti pensieri, ma poi bisogna reagire e così inizio il percorso per entrate in lista d’attesa presso l’Ospedale S. Orsola di Bologna. Dopo aver eseguito una infinità di esami vengo ritenuta idonea al trapianto e posso quindi entrare in lista d’attesa. L’attesa è lunga e dura circa un anno; nel frattempo continuo la mia vita ricca di impegni familiari, di intenso lavoro e di incontri con gli amici. Questi contesti di vita sono stati molto importanti perché di grande conforto ed aiuto per sostenere ciò che mi stava accadendo. Certamente si è trattato di un periodo dove ho vissuto diverse emozioni; dal timore dell’intervento alla speranza e certezza che sarebbe andato tutto bene.

Il trapianto

La notte del 24 marzo 2022, mentre dormivo, suona il telefono: “Signora Rossana può raggiungerci a Bologna c’è un organo per lei!”. Un attimo di silenzio poi rispondo: “parto immediatamente”. La valigia è pronta da tempo e con mio marito, in silenzio, ci prepariamo. Non saprei descrivere cosa ho provato in quel momento indubbiamente un nodo alla gola ed una sensazione di stomaco chiuso ma nello stesso tempo la mente era lucida. Partiamo, il viaggio è veloce, e arrivati a Bologna saluto mio marito in quanto, essendo in periodo Covid, non poteva fermarsi in ospedale. A questo punto vengo accolta da una infermiera gentilissima e rassicurante. Eseguo gli esami di routine e attendo di essere trasferita in sala operatoria. Arriva in stanza il Prof. Cescon che mi informa che stava arrivando l’organo e che a breve mi sarebbero venuti a prendere. Ecco ci siamo, non si torna indietro; entro in sala operatoria e quante luci… parlo con l’anestesista e poi… mi sveglio in terapia intensiva.

Il Recupero

Mi sento bene, una infermiera è sempre con me, gentilissima avverto una grande pace. Come dicevo prima è tempo di Covid, quindi non posso gioire delle visite della mia famiglia. Ma una sorpresa meravigliosa arriva! Un medico ha attivato una videochiamata con i miei cari! Li vedo seduti sul divano di casa, mio marito Angelo, i miei figli Andrea e Alessandro. Mi parlano; siamo tutti pieni di emozione è incredibile, ci avvolge una felicità infinita. Mi chiedono come sto, dico loro che va tutto bene, di stare tranquilli e che anche questa è andata! Dopo due giorni, vengo trasferita in reparto. I giorni passano avvolta da drenaggi e flebo che piano piano diminuiscono. Mi alzo dal letto e ogni giorno con la fisioterapista faccio esercizi e cammino lungo il corridoio del reparto. Purtroppo, la mia vicina di letto contrae il Covid per cui mi trattengono in osservazione per dieci giorni trascorsi i quali vengo dimessa. I controlli post-operatori prima mensili, poi trimestrali e attualmente semestrali, sono sempre stati positivi.

Rinascita

Oggi, ad oltre 2 anno e mezzo dall’intervento, mi sento bene, ho ripreso una vita assolutamente normale e continuo ad essere controllata dall’equipe dell’ospedale S. Orsola di Bologna. Ovviamente devo assumere con regolarità alcuni farmaci che al momento non mi hanno creato particolari effetti collaterali. In chiusura di questo mio racconto devo ringraziare la generosità del “donatore” e dei “suoi famigliari” che mi hanno “regalato” una vita normale ed una promettente aspettativa di vita. Ringrazio altresì tutto lo staff dei chirurghi, medici, infermieri e psicologi per la competenza, professionalità, gentilezza e “umanità” che mi hanno dimostrato in un percorso nel quale mi sono sentita, talvolta, particolarmente fragile. Con questa mia testimonianza voglio trasmettere positività, fiducia e speranza a tutti coloro che dovranno affrontare un percorso così delicato. Dobbiamo essere grati alla ricerca, ai chirurghi e ai medici clinici per questa incredibile opportunità che consente alle persone di riprendere una vita assolutamente normale e di riappropriarsi della propria aspettativa di vita.
Buona vita a tutti!
Rossana